Previdenza 2.0
Di previdenza integrativa poco se ne parla e quando a trattare questo argomento sono televisione e testate specializzate, notiamo che creano più confusione che altro. Qui ci proviamo evitando dotte ipotesi ma andando sul pratico.
Perché devo rinunciare a una pizza al mese per versare soldi in un fondo pensione?
Per definizione, i soldi non spesi per la pizza andranno nel cosiddetto “porcellino” da rompere l’ultimo giorno di lavoro. I soldi messi da parte serviranno a neutralizzare il fantomatico tasso di sostituzione ovvero il rapporto tra la prima rata della pensione e ultimo stipendio.
In altre parole
Ecco due esempi tratti dalla guida Covip, authority previdenziale, che possiede sul web un’ottima area divulgativa:
Esempio 1
Il signor Rossi, giovane lavoratore dipendente che entra per la prima volta nel mercato del lavoro, andrà a riposo dopo il 2040 con una pensione pari al 60% dell’ultimo stipendio lordo; viene ipotizzata una figura-tipo di lavoratore con 67 anni di età, 37 anni di contributi versati senza interruzioni.
Esempio 2
Per il lavoratore autonomo che va in pensione alla stessa età e con i medesimi contributi versati, l’assegno sarà pari a circa il 40% dell’ultimo reddito lordo da lavoro (in entrambi i casi, Covip precisa che non si tiene conto delle modifiche introdotte dalla riforma Fornero).
A questo punto si possono tarare le proprie esigenze. E nelle due percentuali che emergono dagli esempi sono racchiusi i motivi che dovrebbero spingere i lavoratori, dipendenti o autonomi, ad aderire a una forma di previdenza integrativa: fondi pensione negoziali, fondi pensione aperti, Pip (piani individuali pensionistici) o fondi pensione preesistenti.
I vantaggi del presente
Il tasso di sostituzione è dunque il primo fattore da considerare. Qui però c’è da evidenziare non solo il vantaggio futuro ma anche quello presente: ogni anno si possono dedurre dal proprio reddito complessivo i contributi versati fino a un massimo di 5.165,57 euro (i vecchi 10 milioni di lire). C’è dunque un beneficio fiscale perché viene abbattuto l’imponibile su cui l’Erario calcola le imposte da pagare; in questa somma vanno inseriti pure i contributi del datore di lavoro mentre è escluso il Tfr versato al fondo o al Pip. Il vantaggio fiscale vale per tutti gli strumenti di previdenza integrativa.